La bellezza non è pura superficie. Non è soltanto una facciata da esibire, magari con il favorevole aiuto di un filtro magico.
È un atteggiamento con il quale viviamo e ci relazioniamo.
Sì, proprio così. Credo che la bellezza, nella sua essenza più autentica e profonda, sia una scelta virtuosa di armonia. Qualcosa che si vede nei gesti, si legge nelle parole, si afferma nei fatti. Un vero style che ci distingue, che lascia la nostra impronta, che racconta molto di ciò che siamo.
Un impegno, una responsabilità. La bellezza è un’espressione di gusto, di rispetto, di attenzione, di garbo. Un pensiero che pratichiamo, un’ispirazione che respiriamo, una modalità che ci connette agli altri.
La troviamo negli sguardi, nelle gentilezze, nei comportamenti quotidiani.
Ecco perché la bellezza ha un valore culturale. Sa di umanità, sa di sensibilità.
Cammina sui nostri pensieri, è fatta dei nostri valori.
La bellezza è una piccola grande determinazione all’equilibrio. Esprime principi, profuma di umanità, rincorre sintonie.
La bellezza non è né perfezione né lusso, è eleganza di spirito. Davvero uno style civile. Scritta, interpretata, pronunciata, vestita, diffusa ogni giorno, potrebbe tradursi in un’opera collettiva di convivenza luminosa.
“La bellezza salverà il mondo” scriveva Dostoevskij. Perché se la facciamo diventare uno style civile può orientare le nostre azioni: nel lavoro, nelle relazioni, nei luoghi.
Secondo me dovremmo e potremmo farne una disciplina. Una forma preziosa di guida a ogni cosa che facciamo, a ogni momento che attraversiamo, a ogni rapporto che intratteniamo, a ogni posto che visitiamo.
La bellezza come style civile rende più “vivibile” l’esistenza.
Ci chiama alla cura. Di noi stessi, dei nostri passi, del nostro linguaggio.
Ci rende migliori.
Ci offre nuove prospettive.
Gli occhi della bellezza hanno slanci, sono emozionati, trasmettono energia.
Naturalmente ci vuole dedizione. Sempre. Quella del dovere morale, che ha una forza smisurata.
