Sto vivendo una brutta storia. Una storia che non ho scritto, alla quale mi sono ribellata esponendomi nelle sedi competenti e finendo anche sui giornali nazionali.
Una storia assorbente che purtroppo ha minato la mia salute.
Questa è la ragione per cui da mesi sono quasi assente dal blog e dai social.
Come potete leggere da ciò che riportano “Il Fatto Quotidiano” e “Affari Italiani” che vedete nel post, da pubblico dirigente ho denunciato quanto ho subito per essermi rifiutata di “pilotare un concorso”.
Mi sono rifiutata e continuerei a rifiutarmi. In coscienza, convintamente, a testa alta.
Per legalità, correttezza, trasparenza, dovere.
Ho sofferto e sto soffrendo moltissimo. Sembra un incubo, invece è realtà. Una realtà che combatto come una guerriera perché profondamente ingiusta.
Non potevo tacere, non potevo accondiscendere.
Sono orgogliosa della mia formazione, della mia onestà, dei valori e dei principi che ho sempre onorato. Non voglio cedere. Lo devo a tutti i cittadini che hanno il diritto di potersi fidare della Pubblica Amministrazione, lo devo a mia figlia, alla mia famiglia, agli amici, a me stessa.
È difficile, faticoso, mortificante. Eppure non mollo, resisto e vado fino in fondo.
Il servizio per lo Stato richiede responsabilità e rettitudine. Io non intendo venire meno a questi impegni fondamentali.
Mi sta costando? Tantissimo.
Ho pagato con la malattia. Ho pagato dovendomi difendere ogni giorno. Ho pagato con la pazienza di attendere che venga affermata la verità.
Ma, costi quel che costi, non potrei fare altrimenti. Non intendo fare altro che rispettare il mio ruolo e la giustizia. Penso sia impossibile sottrarsi al coraggio di agire bene.
Sono ferita. Molto ferita.
Ho capito però che proprio questa ferita, aperta e dolorosa, continua a darmi energia, forza, determinazione. È necessario vincano le regole, è necessario trionfi la buona condotta, è necessario che tutti possano contare su istituzioni pubbliche e persone che siano proprio l’espressione delle regole e della buona condotta.
Ne approfitto per ringraziare quanti hanno manifestato e manifestano vicinanza, solidarietà e apprezzamento. Mi rendono felice.
Puoi leggere l’articolo completo di Affari Italiani a questo link.
Oppure quello de Il Fatto Quotidiano cliccando qui.